Il lavoro è fondamentale nella nostra Repubblica. È sancito nell'articolo 1 della Costituzione italiana: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. [...]".
Il concetto di lavoro è profondamente cambiato nel tempo, assieme all'evoluzione tecnologica e informatica. Ad oggi si parla di gig economy, ovvero "economia dei lavoretti", e rappresenta i lavori da fare nel tempo libero. In realtà, questi lavori finisco per impiegare la maggior parte della giornata. Questi lavoratori sono detti freelance (lavoratori autonomi e non dipendenti), definiti anche come "operai 2.0".
Il primo articolo della nostra Costituzione dichiara che è il lavoro a darci dignità, e non la ricchezza o l'appartenenza a una classe sociale.
Questo concetto è ripetuto in diversi altri articoli, in cui emergono argomenti come la retribuzione, la durata massima della giornata lavorativa, lo sfruttamento minorile, il diritto allo sciopero, il diritto alle ferie pagate, la condizione della donna lavoratrice ecc.
Sono però passati molti anni dal 1946, da quando i Costituenti redirono la Carta ed è importante chiederci se il lavoro è ancora il fondamento della vita del nostro Paese.
Il mercato del lavoro ha subito cambiamenti nel corso del tempo. Si nota una forte diminuzione dei contratti a tempo indeterminato, a favore di contratti a tempo determinato o per precisi progetti, creando così sempre più persone precarie, con peggiori condizioni di vita e disoccupazione.
Lavorare è considerato un dovere civico ma è anche un diritto, come è espresso nell'articolo 4 della nostra Costituzione:
"La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società"
Lo Stato deve rimuovere gli ostacoli alla piena occupazione, ovvero migliorare le possibilità di poter trovare un posto di lavoro.
A settembre 2024, dopo tre mesi ci crescita, il tasso di occupazione diminuisce (-63mila) al 62,1% (23 milioni 983mila). Il calo coinvolge sia dipendenti permanenti (16 milioni 21mila) sia a termine (2 milioni 815mila). I lavoratori autonomi rimangono stabili (5 milioni 147mila).
Rispetto al settembre 2023, gli occupati sono 301mila in più, sintesi dell'aumento dei dipendenti permanenti (+331mila) e degli autonomi (+81mila) e del calo dei dipendenti a termine (-110mila).
Il tasso di inattività sale al 33,7%, mentre il tasso di disoccupazione rimane al 6,1%.
Per via della precarietà e dell'insicurezza, molti giovani italiani prendono l'iniziativa di partire e trasferirsi all'estero.
Nel biennio 2022-23 vi è stato un lieve calo degli espatri (207mila in due anni, con una variazione media del 10% rispetto al 2021).
Un emigrato italiano su tre ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni: in totale sono 35mila nel 2022, di cui poco meno di 18mila in possesso almeno di una laurea.
L'articolo 36 della Costituzione afferma che:
"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge [...]"
Questo vuol dire che non esiste una retribuzione giusta in generale, essa è giusta quando è proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto. Deve anche garantire un'esistenza dignitosa al lavoratore.
Esistono salari minimi stabiliti nei contratti collettivi di lavoro, applicati a diverse categorie professionali, il cui datore di lavoro non può scendere al disotto. Questi sono chiamati anche "minimo sindacale".
Sempre nell'articolo 36 della Costituzione: "[...] Il lavoratore ha il diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi".
Si parla dunque di ferie retribuite e riposo settimanale. Questi sono diritti che il lavoratore possiede ma, allo stesso tempo, non può rifiutarli, in modo che il datore di lavoro non possa impedire ai suoi dipendenti di rinunciare ai loro diritti.
Nell'articolo 40 viene affrontato il diritto allo sciopero: "Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano".
Lo sciopero è l'astensione dei lavoratori dall'attività lavorativa come forma di protesta a tutela dei propri diritti. I lavoratori non possono subire sanzioni quando scioperano, in quanto è un loro diritto.
Lo sciopero può essere di tre tipi:
economico: per ottenere un salario migliore o per il rinnovo dei contratti;
politico: per ottenere dallo Stato misure politiche nel mondo del lavoro;
di solidarietà: per sostenere altri lavoratori.
Il 1° maggio 1890 ci fu la prima giornata di lotta internazionale dei lavoratori, in cui si scioperò per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore. Ancora oggi si celebra la "festa dei lavoratori" in gran parte del mondo.
È sancito dall'articolo 37 che: "La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore [...]"
In Italia e nel mondo, anche con la nostra Costituzione, le lavoratrici hanno a che fare con discriminazioni rispetto agli uomini. Il gender pay gap, ovvero "divario retributivo dovuto al genere", indica che a parità di lavoro e di ore lavorate, le donne vengono pagate meno degli uomini. Vi è un "tetto di cristallo" che è difficile da superare, è formato da antichi pregiudizi e limita le donne a ranghi lavorativi più bassi o paghe retributive inferiori. Per questo il numero delle donne manager è molto inferiore a quello dei manager uomini.
Nel 2022, la media europea del gender pay gap è del 13%. In Italia è al 4,3%, affermandosi al secondo posto in Europa.
I sindacati sono associazioni di lavoratori per la tutela dei loro interessi collettivi. I primi si formarono dopo il processo di industrializzazione di alcuni Paesi dell'Europa.
In quel periodo molte società di mutuo soccorso si trasformarono gradualmente in associazioni di resistenza per sostenere le rivendicazioni dei lavoratori. I lavoratori chiedevano rappresentanza e diritti sociali.
In Italia il movimento sindacale si fece sentire per la prima volta con le Camere del lavoro, a fine Ottocento. Erano strutture territoriali che svolgevano una funzione di mediazioni tra i lavoratori e datori di lavoro. Si formarono subito dopo le federazioni di categoria, che aiutavano a raggruppare i lavoratori in base ai settori lavorativi di riferimento: esisteva la federazione dei postali, degli operai edili, dei panettieri ecc.
Nel 1901 nacquero la federazione degli operai metallurgici, la Fiom, e quella dei lavoratori agricoli, la Federterra. Successivamente nacque a Milano la Confederazione generale del lavoro, che riuniva le Camere del lavoro e le federazioni di categoria. Anche i datori di lavoro si organizzarono e venne fondata la Lega industriale di Torino e si costituì la Confindustria.
Nel 1925, l'ascesa del fascismo portò i sindacati fascisti a essere riconosciuti come i soli rappresentanti dei lavoratori. L'anno dopo si sancì la fine della libertà sindacale: le organizzazioni non fasciste furono soppresse, insieme al diritto di sciopero.
I sindacati rinacquero nel 1944, i più importanti sono:
CGIL: Confederazione Generale Italiana del Lavoro;
CISL: Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori;
UIL: Unione Italiana del Lavoro.
I sindacati partecipano alla contrattazione colletiva, ovvero il processo che porta i sindacati dei lavoratori e quelli dei datori di lavoro a trovare accordi autonomi. Essi rappresentano i lavoratori dipendenti e concordano con i datori di lavoro la retribuzione, la durata delle ferie, le sanzioni disciplinari ecc.
Garantiscono inoltre assistenza e consulenza ai lavoratori sulla busta paga, il pensionamento e per la ricerca di un nuovo lavoro.
I sindacati hanno il compito di far rispettare i diritti dei lavoratori, come sono sanciti dallo Statuto dei lavoratori dal 1970.
Il mondo del lavoro cambia in continuazione. Ad oggi, l'automatizzazione ha un ruolo fondamentale nella catena produttiva. Molti mestieri manuali stanno pian piano sparendo ma, allo stesso tempo, se ne creano di nuovi. Creatività, flessibilità, empatia e fantasia sono i requisiti chiave per i lavori del futuro prossimo.
Da un report emesso da LinkedIn su 1 miliardo di professionisti e 67 milioni di aziende da tutto il mondo, vediamo che l'argomento dell'inteligenza artificiale è aumentato del 70% nel 2023 rispetto all'anno precedente. Il 55% dei membri di LinkedIn dichiarano che l'IA cambierà il loro lavoro e il 47% dei professionisti in tutto il mondo possono essere agevolati dall'uso di essa in quanto fornisce accesso più rapido a informazioni e conoscenza. Le aziende stanno costantemente investendo nell'IA: il numero di posizioni di "Capo della IA" sta vedendo una crescita esponenziale.
Si stima che entro il 2030, il 65% delle nostre capacità nel settore del lavoro potranno essere integrate dall'IA.